AMANDA e RAFFAELE SONO LIBERI ! La legge è uguale per tutti?

Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono stati giudicati non colpevoli dalla Corte d’Appello del tribunale di Perugia per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, uccisa nel novembre del 2007. La sentenza è stata letta alle 21.48 dal presidente Claudio Pratillo Hellmann. La sentenza è stata accolta in lacrime da entrambe gli imputati. Fuori, in piazza Matteotti, urla e ...
grida: «Vergogna, vergogna»

L’attesa in carcere Hanno aspettato questo momento con ansia e terrore, speranza e fiducia. Le ultime ore le hanno passate nel carcere perugino di Capanne, in cui Amanda Knox ha trascorso gli ultimi quattro anni della sua vita. Raffaele è stato portato lì lunedì per attendere la lettura della sentenza. Amanda e Raffaele sono stati riportati in tribunale intorno alle 20.35 su due cellulari della polizia penitenziaria con le tendine tirate per evitare ai tanti giornalisti di scrutare all’interno dei mezzi. Tanta la gente che è affluita in piazza Matteotti tra i vari palchi istituiti dalle emittenti televisive per le dirette. Alcune persone si sono affacciate alle finestre che danno sull’ingresso del palazzo di giustizia. Gli ex fidanzati, condannati in primo grado a 26 e 25 anni di carcere per l’omicidio di Meredith Kercher, si sono sempre detti estranei all’omicidio di Meredith Kercher.

Raffaele «Era il primo fine settimana che trascorrevamo insieme – ha detto Raffaele ai giudici della corte prima della camera di consiglio – volevamo solo passare una serata a farci coccole e tenerezze. Niente di più. Non ho mai fatto del male a nessuno. Mai nella vita. Ho sempre pensato che si sarebbe chiarito tutto nel giro di poco. Così non è stato. Ho dovuto sopportare giorno per giorno, come se vivessi in un incubo dal quale però non esiste risveglio». Alle parole di Raffaele, teso ed emozionato, che ha chiesto scusa un paio di volte ai giudici prima di iniziare a parlare, ha fatto eco Amanda Knox, ancor più emozionata di Raffaele. Con le lacrime agli occhi e la voce rotta ha chiesto di poter tornare a casa.

Le parole di Amanda «Ho perso un’amica nel modo più brutale e inspiegabile possibile» ha detto la Knox all’inizio del suo intervento. «È stata tradita la mia fiducia nella polizia. Ho subito accuse ingiuste e senza fondamento. Sto pagando con la mia vita per colpe che non ho commesso. Meredith è stata uccisa nella nostra casa – ha aggiunto – e se io fossi stata là quella sera sarei morta come lei. Ma io non c’ero. Ero da Raffaele. La notte del 5-6 novembre, quella dell’arresto, non sono stata solo pressata. Sono stata manipolata. Io non sono quella che dicono, la perversione, la violenza. Non ho ucciso, non ho violentato, non ho rubato. Non ero là. Non ero presente a questo crimine. Condividevo la mia vita soprattutto con Meredith, eravamo amiche e lei si preoccupava per me quando andavo al lavoro. Voglio tornare a casa – ha ripetuto Amanda con la voce rotta dal pianto -, voglio tornare alla mia vita. Non voglio essere punita per qualcosa che non ho fatto. Io sono innocente. Raffaele è innocente. Noi meritiamo la verità».

La richiesta di giustizia dei Kercher Da un’altra parte della città invece, qualche ora dopo, la famiglia di Meredith ha chiesto giustizia per la loro figlia e sorella ammazzata barbaramente nella villetta vicino all’Università per Stranieri in cui viveva nel capoluogo umbro. «Meredith non meritava questo, nessuno merita questo» ha detto la sorella Stephanie in lacrime. Non ha mai lasciato la mano della madre Arline, che seppur malata è voluta venire in Italia per render omaggio alla memoria di Meredith e sperare che sia fatta giustizia. Per la vita di quella figlia tanto amata che non c’è più.

Quel 2 novembre di quattro anni fa Meredith venne trovata morta il due novembre 2007 nella sua stanza da letto nella casa di via della Pergola. A scoprirla furono due agenti della polizia postale a cui erano stati consegnati i due telefoni cellulari che le erano stati rubati. Risultavano intestati ad una delle coinquiline italiane di Meredith Kercher. Lì gli agenti trovarono Amanda e Raffaele che dissero di aver trovato la porta di casa aperta, un vetro di una finestra rotto, e delle tracce di sangue in bagno. Dissero di aver chiamato i carabinieri. Poco dopo decisero  di sfondare la porta e trovarono il cadavere di Meredith. Amanda e Raffaele vennero arrestati quattro giorni dopo insieme a Patrick Lumumba. Lumumba venne scarcerato il 20 novembre perché completamente estraneo al delitto.  Venne invece arrestato Rudy Hermann Guede. L’ivoriano che è statao giudicato con rito abbreviato ed è stato condannato a 16 anni in via definitiva. Amanda e Raffaele gridano la loro innocenza da quattro anni.

Coltello e gancetto L’accusa invece ha chiesto la loro condanna sulla base di questi elementi: le tracce di Dna sul coltello che in primo grado è stato ritenuto l’arma del delitto e sul gancetto del reggiseno di Meredith Kercher. Sul primo c’era Dna di Amanda Knox sul manico e di Meredith, in minima quantità, sulla lama. Sul secondo c’era misto ad altri profili genetici, il cromosoma y di Raffaele Sollecito insieme a Meredith. O almeno, questo è quello che era emerso dagli esami svolti dalla biologa della polizia scientifica Patrizia Stefanoni. I periti nominati dalla corte d’assise d’appello e i consulenti di parte delle difese la pensano in maniera totalmente opposta. Quel risultato può essere frutto di contaminazione o di una errata lettura da parte della stessa funzionaria di polizia . Quindi è nullo.

Le altre tracce Ma, come avevano sottolineato i sostituti procuratori in requisitoria, contro gli imputati ci sono anche altri indizi, che immancabilmente vengono letti in un modo o nell’altro da accusa e difesa. Le impronte di piedi nudi evidenziate dal luminol nel corridoio della casa del delitto. L’accusa sostiene che sono di Amanda e Raffaele e contengono dna di Meredith Kercher. Per le difese potrebbero non essere loro o comunque non necessariamente devono essere state lasciate con il sangue di Meredith. Le tracce isolate in bagno che hanno una mistura di dna di Amanda e Meredith: per l’accusa è Amanda che si è lavata le mani sporche di sangue dopo il delitto, per la difesa, è la scientifica che nel repertarle in modo sbagliato le ha”mescolate”. Un’altra impronta di piede nudo lasciata con sangue di Mez sul tappetino del bagno, per l’accusa è di Sollecito, per la difesa è di Rudy Guede.

Gli altri indizi Oltre agli indizi scientifici, per l’accusa ci sono le contraddizioni nei racconti degli imputati, i loro telefoni cellulari che si spengono e si riaccendono insieme, il pc di Raffaele che viene usato di notte quando lui aveva detto di aver dormito tutta la notte e la simulazione del furto in camera della Romanelli. Le difese hanno dato una spiegazione per ognuno di questi elementi, e anzi, sono andate oltre. Hanno più volte ricostruito il tutto come se il colpevole fosse una sola persona: quella terza persona che ha scelto una strada processuale diversa, l’ivoriano Rudy Hermann Guede.( Francesca Marruco - UMBRIA24.IT)
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

  © Blogger templates Newspaper III by Ourblogtemplates.com 2008

Back to TOP